Le cose

Tutte le cose funzionano. Sempre e comunque. Tutte le cose vanno e vengono nel senso che le auto viaggiano, le luci elettriche si accendono, i pannelli solari producono energia, i semafori si accendono e si spengono, gli aerei volano, i treni viaggiano, le biciclette pedalano, gli schermi riproducono immagini, gli impianti audio riproducono suoni, gli ascensori salgono e scendono, le casse automatiche parlano, danno il resto, sputano scontrini, i lettori ottici leggono codici a barre, le porte scorrevoli si aprono e si chiudono, le lavatrici centrifugano, le radio trasmettono voci, le serrature scattano, gli autobus passano, i tabelloni elettronici riportano nomi e numeri, le serrande si alzano e si abbassano, i rubinetti si aprono e si chiudono, i camini si accendono, i finestrini si abbassano, i telefoni squillano, i computer si accendono, i citofoni suonano, gli sportelli bancari fanno uscire carta, gli inceneritori bruciano, i passaggi a livello si abbassano emettendo suoni e luci, gli interruttori scattano, gli allarmi suonano, i reattori nucleari restano accesi, i metal detector rilevano, le insegne luminose lampeggiano, gli ingressi autostradali si alzano e si abbassano, gli elettrodomestici tagliano, sminuzzano, pelano, tritano, mescolano, centrifugano, scaladano, i frigoriferi raffreddano, le pile illuminano, i televisori si accendono, i forni scaldano, i caricabatteria caricano, gli stereo riproducono musica, le ruote girano, gli inchiostri scrivono, gli orologi segnano l’ora, le lancette ruotano, i cancellini cancellano, i gessi scrivono, gli autolavaggi lavano, le ruspe scavano, i trapani bucano, i ferri da stiro stirano, le pagine si girano, i pacchi postali viaggiano, gli aerei volano, i violini suonano, le pale eoliche girano, le caffettiere schiumano, i fornelli scaldano, gli stereo suonano

C’era voluto un giorno intero per buttare via tutto.

Oddio, qualcosa era rimasto lo stesso, era rimasto lì appiccicato e ci sarebbe voluto un bel po’ di tempo prima di riuscire a togliere ogni cosa. Grattava via tutto, un foglio per volta, un pezzetto alla volta. Scrostava via la vernice dai muri, l’intonaco veniva via a tocchetti, a pezzettini. Tutti i mobili, tutti i quadri, le fotografie, tutti gli armadi, i passatempi, i libri, tutti gli oggetti più o meno utili, più o meno antichi, tutte le pagine di tutti i quaderni sono state strappate una ad una e tutte le cose sono state portate via in qualche altro luogo, sono state spostate e risistemate chissà da chi e chissà dove.

Tutte le cose non funzionano. Mai neanche una volta. Può accadere che il treno sia in ritardo, i rubinetti si rompano, gli stereo si spengano, i telefoni non suonino, i computer non si accendano, gli sportelli bancari si blocchino, i passaggi a livello non si abbassino, le lampadine si brucino, i metal detector non rilevino, gli elettrodomestici si rompano, i frigoriferi non raffreddino, le pile non illuminano, le ruore si buchino, i gessi si rompano, i pacchi postali si perdano, gli aerei non volino, i violini non suonino, le caffettiere non schiumino, gli inceneritori non brucino, i citofoni non suonino, i finestrini non si abbassino, gli allarmi non suonino, le pale eoliche non girino, i tabbelloni elettrici si spengano, le serrature non scattino, i fornelli non scaldino, gli stereo non suonino, i televisori non si accendano, le stufe non scaldino, le porte non si aprano, i registratori di cassa non funzionino, i cinema non proiettino, i reattori nucleari non funzionino, gli estrattori di petrolio non estraggano, le raffinerie non raffinino, le auto si rompano, i giornali non escano, le serrande non si alzino, gli autobus non passino, la musica non suoni:

Non gli era ancora riuscito il nulla. Il non fare, il non agire, è tutto pur sempre una negazione, una contrazione volontaria del modo, non è un lasciare stare, un lasciare lì e basta, un lasciare essere; è pur sempre un impegno, anche gravoso. Provare a restare lì senza fare nulla. Impossibile. Restare impassibile al richiamo delle cose, delle attività, delle energie che si muovono dentro e fuori. Impensabile. Somiglia più a un reato, oggi, a una rete che rischia di chiudersi su se stessa e di imprigionare chi vi si trova sotto: si rischia di restare fermi intrappolati nella morsa della pigrizia, della non voglia. Anche se non importa che cosa, come, dove, il fare è un’estensione del corpo, una modalità innata di resistenza: un modo di tenersi impegnati, di essere aggiornati. Ci si sente appagati nella spunta degli oggetti, nella lista della spesa: nelle cose da sbrigare, le faccende che racchiudono tutto un moto in avanti del corpo e della mente protesa nel massimo sforzo di concentrare attenzione sulla prossima cosa da fare, sul prossimo impegno, sulla mail successiva, sul prossimo film in uscita, sulla cena di domani, sul prossimo acquisto, su tutto quello che ci serve assolutamente ma che ancora non possediamo. Ti sei seduto e hai pensato che tutta la realtà funzioni benissimo attraverso gli oggetti.

Tutti dobbiamo funzionare sempre e comunque. Andare in palestra, andare al lavoro, fare le fotocopie, guidare l’automobile, preparare la cena, fare la doccia, infilarsi le scarpe, giocare a tennis, andare al cinema, passeggiare al parco, rifare il letto, prendere l’aereo, accendere la luce, scrivere una lettera, studiare un capitolo, passare l’aspirapolvere, andare a una cena, andare dal medico, tagliare le carote, attraversare la strada, preparare il caffè, pagare le bollette, aprire le finestre, controllare gli orari dei treni, gonfiare le ruote della bicicletta, fare la spesa, prendere delle pillole, leggere il giornale, andare a teatro, lavare l’auto, studiare una lingua straniera, asciguarsi i capelli, tagliarsi le unghie, pagare al casello autostradale, fare un colloquio di lavoro, buttare la spazzatura:

Aveva chiuso tutte le agende in un cassetto, buttato via tutte le tessere associative, ricreative e promozionali che aveva nel portafogli, si era tagliato barba e capelli, aveva smesso di leggere i messaggi sul telefonino, smessi tutti gli abbonamenti annuali, semestrali, trimestrali, non comprava più i giornali: non stava seduto per troppo tempo, camminava molto, sempre lentamente: continuavano ad esserci molte cose intorno:

sopra e sotto, dentro e fuori, in alto e in basso. Sempre e comunque. Nel senso che tutte le cose vanno e vengono; le auto viaggiano – dobbiamo funzionare – andare a fare la spesa, magari lentamente:

Mesmer

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